Vito Cascio Ferro: la sua ascesa criminale
In seguito all’arrivo dell’esercito mandato da Crispi per sgominare i fasci e reprimere ogni rivolta, dopo l’editto del commissario straordinario Morra di Lavriano che mise al bando per sempre quelle forme associative, si rifugiò in Tunisia. Passato il momento di pericolo, ritornato in Sicilia, incominciò la sua ascesa nel mondo della criminalità organizzata, come annota Ceola nella sua relazione conclusiva indirizzata al Presidente della Sezione di Accusa. Il fascicolo dei suoi reati è quanto di più complesso e confusionario si possa immaginare. Tra le carte ingiallite è possibile leggere le accuse più diverse: lesioni, bancarotta, oltraggio, minacce contro la polizia, incendio doloso, estorsione, concorso nel rapimento di Clorinda Peritelli baronessa di Valpetrosa; per continuare negli anni Venti, con l’associazione per delinquere e condanna del Tribunale di Sciacca a nove anni di reclusione ed a due di sorveglianza speciale. A tutto questo si devono aggiungere i suoi precedenti, di cui si… leggi tutto
Intervista a Vito Cascio Ferro: Seconda parte
G: Giornalista V:Vito CascioFerro G – Il Questore Ceola, responsabile delle indagini a Palermo, in un resoconto dettagliato inviato al presidente della Sezione di Accusa di Palermo annota una serie di lettere anonime provenienti anche da New York che lo accusano di essere il mandante dell’omicidio assieme ad altri pregiudicati tutti arrestati e poi assolti per insufficienza di prove in istruttoria. Tra queste ve ne è una molto singolare. Eccola “New York 14 marzo 1909. Illustrissimo Signor Questore. Su voi cade la responsabilità dell’assassinio del povero Petrosino, perchè voi sapendo la sua alta missione, non lo faceste mai accompagnare dai vostri dipendenti. Così si sarebbe evitato una così immensa catastrofe. In ogni modo cosa fatta capo a; solo voglio dirvi che organizzatori di tale assassinio furono: Giuseppe Morello, capo mafia e capo della Mano Nera oggi a New York; Giuseppe Fontana capo mafia ed autore dell’assassinio di Notarbartolo; Ignazio Milone… leggi tutto
Le interviste impossibili: “Vito Cascio Ferro e Joe Petrosino”
Il volume si basa su due interviste parallele a Vito Cascio Ferro, il padrino di Cosa Nostra, presunto assassino del poliziotto italo americano Joe Petrosino, ucciso a Palermo il 12 marzo del 1909, e a Joe Petrosino. La prima si immagina realizzata dopo subito dopo l’emissione della sentenza nel 1911 che assolse tutti gli imputati, quella di Petrosino il giorno prima del suo omicidio avvenuto il 12 marzo del 1909. La parola al carnefice e alla vittima con domande e risposte serrate, dove il filo conduttore rimane il mistero di un omicidio che non avrà mai una soluzione definitiva. La descrizione dei luoghi, dei personaggi e dei contenuti di domande e risposte si basa esclusivamente su fonti documentarie e sul dossier delle indagini svolte e della stampa che si occupò del caso all’epoca. Vito Cascio Ferro è il personaggio a cui si ispirò… leggi tutto
Le capacità investigative di Joe Petrosino: la sua ascesa
Petrosino lavorò alacremente raggiungendo sempre successi, ma la sua carriera subì una svolta fondamentale con il famoso caso dell’ “uomo nel barile”. Nel 1903 in un barile fu ritrovato il cadavere di un uomo ucciso a coltellate, con gli organi genitali in bocca. Non si conosceva chi fosse il morto. Il caso fu affidato a Petrosino, considerato uno dei migliori investigatori. Egli accettò con entusiasmo l’incarico. Attraverso una serie di prove e indizi riuscì a risalire all’identita’ della vittima, al luogo dove era stato compiuto il delitto e anche agli autori, tutti italiani emigrati in America che avevano costituito un’associazione a delinquere il cui capo era considerato Vito Cascio Ferro, potente boss della malavita. Anche se i presunti colpevoli furono arrestati, vennero presto scarcerati su cauzione, infine prosciolti per mancanza di prove. In breve tempo divenne sergente e poi luogotenente. I suoi successi furono molteplici; era un uomo che… leggi tutto
Joe Petrosino arriva a Palermo
Si imbarcò alla volta di Palermo con il postale Colombo. Arrivò nel capoluogo siciliano il 28 febbraio; prese alloggio all’Hotel de France alla camera n. 16 in piazza Marina, sempre sotto falso nome. Tutti i movimenti di Petrosino a partire da quella data sono ricostruibili dalle lettere scritte dal poliziotto, dal dossier contenente i rapporti del prefetto, del questore e dei funzionari di polizia di Palermo. Un’altra fonte preziosa di informazione è riferibile alla stampa locale, che pubblicò una vasta gamma di articoli.
Il viaggio di Petrosino verso l’Italia
Egli partì il 9 febbraio del 1909 con il piroscafo Duca di Genova alla volta dell’Italia, lasciandosi alle spalle la moglie e la figlia di pochi mesi. Si imbarcò sotto falso nome. Fu una traversata molto tormentata, sia per il mal di mare di cui Petrosino soffriva, sia per il forzato distacco dai suoi cari. Egli viaggiò in prima classe ospitato nella cabina n. 10. Giunto a Genova il 21 febbraio, si affrettò a prendere un treno per Roma. Era in incognito, ma la sua partenza e gli scopi della sua missione erano già sulla bocca di tutti, in quanto il 20 febbraio del 1909 il New York Herald pubblicò la notizia diffusa dallo stesso Bingham, che il tenente Joe Petrosino era partito alla volta dell’Italia e precisamente per la Sicilia, con l’intento di prendere informazioni sui criminali italiani residenti negli USA. La missione dunque non era più un fatto… leggi tutto
Il nemico di Joe Petrosino: Vito Cascio Ferro
Vito Cascio Ferro era nato a Palermo nel 1862. Il padre, Accursio era campiere dei baroni Inglese, motivo per cui si era trasferito a Bisacquino dove si occupava della tenuta di Santa Maria del Bosco. Molto giovane aveva sposato la maestra elementare Brigida Giaccone che gli insegnò a leggere e scrivere. All’inizio si era occupato di attività di compravendite per conto del barone Inglese. Le sue passioni erano il gioco delle carte e le donne. Singolare fu la sua partecipazione al movimento dei fasci siciliani, quando addirittura risulta schedato come anarchico.
La Biografia di Joe Petrosino
Joe Petrosino nacque a Padula, in provincia di Salerno, il 30 agosto 1860. Il padre Prospero, di mestiere sarto, conduceva un’esistenza dignitosa nel piccolo centro campano. Si era sposato due volte e aveva avuto sei figli, dei quali Giuseppe, detto Joe, era il primogenito Nel 1873 tutta la famiglia emigrò in America, dove il padre, sistematosi a New York, continuò a fare il sarto. Qui il giovanissimo Joe si adattò ad esercitare svariati lavori, come il lustrascarpe. Durante l’adolescenza ebbe modo di conoscere l’ambiente che lo circondava, imparando e assimilando usi e costumi del posto. Prese dimestichezza subito con la lingua inglese, a differenza di molti altri connazionali, che stentavano ad adattarsi a parlare un idioma così diverso dall’italiano e dai dialetti regionali, perfezionando la pronuncia alla scuola serale. Intraprendente e pieno di iniziative, riuscì ad inserirsi perfettamente nella società americana.Un caso più unico che raro di integrazione sociale da… leggi tutto
Un omicidio organizzato in America ed eseguito a Palermo
NEW YORK: Ha appena lasciato la soleggiata città di Palermo e attraversato l’Oceano Atlantico per giungere a New York, portando con sé in valigia l’emblematica storia di un personaggio tanto datata nel tempo quanto affascinante. Annamaria Corradini, originaria di Enna, laureata in lettere classiche la responsabile dell’Archivio storico e della Biblioteca della Provincia di Palermo, spazi in cui ama perdersi per riportare alla luce vicende e personaggi dimenticati. Molte le monografie scritte da Corradini spulciando antichi documenti. In ognuna racconta storie spesso impolverate dal passare del tempo come quella di Joe Petrosino che ha racchiuso in un libro dal titolo “L’omicidio di Joe Petrosino, misteri e rivelazioni” . La storia di Joe Petrosino è molto conosciuta e vissuta con sensibilità nella città di New York. Un agente di polizia italo americano che nei primi anni del Novecento si contraddistinse per la sua lotta all’ organizzazione di matrice mafiosa che imperava a Little Italy denominata “Mano Nera”…. leggi tutto
Antonio Salinas: il direttore
Una lettera aperta scritta di pugno da Antonino Salinas, allora direttore in carica del museo Nazionale di Palermo, fu pubblicata sul quotidiano locale cittadino nel lontano dicembre del 1876. L’esimio professore ringraziava l’abate Isidoro Fiorino per aver donato al museo palermitano dei manufatti antichi, che aveva trovato nella sua villa nel comune di Isnello. La lettera datata 24 dicembre 1876, viene riportata integralmente: “Il sottoscritto compie il debito di significare alla S.V. Ill.ma i suoi ringraziamenti pel dono fatto a questo Museo, di una piccola pietra polita con buco nella parte superiore, dalla S.V. rinvenuta sul suolo nella sua Villa Baronia, Comune di Isnello, e di una pierreale di argento di Giovanni d’Aragona. Questo Istituto intento a raccogliere i monumenti dell’arte, non può trascurare di mettere assieme una classe di oggetti che van ritenuti tra i primi prodotti dell’industria umana. A tal fine si è incominciata una collezione dove figurano… leggi tutto