I Fasci siciliani furono un movimento di massa di ispirazione democratica e socialista, nato in Sicilia tra il 1891 e il 1893. Di essi fecero parte il proletariato urbano, braccianti agricoli, minatori ed operai industriali, artigiani, piccoli borghesi e una percentuale non indifferente di donne e ragazzi.
Il movimento si sviluppa inizialmente nella parte orientale dell’isola, infatti il 1 maggio 1891 viene costituito il Fascio di Catania. A quel punto si ha una rapida diffusione in tutta la Sicilia, specialmente dopo la costituzione del fascio di Palermo, il 29 giugno 1892, con a capo Rosario Garibaldi Bosco e su modello della Camera del lavoro di Parigi
Il 20 gennaio 1893 a Caltavuturo (PA) soldati e carabinieri sparano senza preavviso su una folla di 500 contadini di ritorno dall’occupazione simbolica di terre di demanio (13 morti). Nel maggio del 1893 si svolge il congresso di Palermo: partecipano 500 delegati di quasi 90 Fasci e circoli socialisti. Viene eletto il Comitato Centrale, composto da nove membri. Dal maggio al dicembre 1893 si concretizza una serie di avvenimenti determinanti, che dimostrano chiaramente come i Fasci siano una ribellione contro lo strapotere degli agrari. il 31 luglio 1893 vengono stipulati i così detti Patti di Corleone a cui sembra partecipassero 50.000 persone secondo la stampa, probabilmente molte di più. Tra agosto e novembre è un susseguirsi di scioperi di ispirazione socialista.
A novembre il governo Giolitti si dimette, subentra Crispi, che segue la strada dell’intervento militare per arrestare il movimento. Il generale Roberto Morra di Lavriano viene nominato Commissario Straordinario con pieni poteri civili e militari. Si spara sulla folla, vengono arrestati i dirigenti, La protesta degenera. Il 3 gennaio 1894 Crispi proclama lo stato d’assedio in Sicilia, il generale Morra di Lavriano emana il decreto di scioglimento dei Fasci, si dispone l’arresto dei dirigenti Bosco, Barbato, Verro, si fa ricorso ai tribunali militari per giudicare gli imputati.

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