La raccolta differenziata al tempo dei Borbone a Napoli
Un tempo Napoli conobbe tempi migliori riguardo la pulizia nei quartieri. Questo accadde sotto il dominio borbonico, quando la città era considerata un esempio di ordine e massima vivibilità a livello europeo. Un decreto del 3 maggio 1832, emanato dal prefetto della polizia di Napoli, Gennaro Piscopo, prevedeva pene severe per chi non rispettasse l’obbligo di mantenere l’igiene nelle strade. Il Re , fu dunque il primo ad ordinare la raccolta differenziata. Nel testo dell’ordinanza prefettizia si legge “Tutt’i possessori, o fittuarj di case, di botteghe, di giardini, di cortili, e di posti fissi, o volanti, avranno l’obbligo di far ispazzare la estensione di strada corrispondente al davanti della rispettiva abitazione, bottega, cortile, e per lo sporto non minore di palmi dieci di stanza dal muro, o dal posto rispettivo e che questo spazzamento dovrà essere eseguito in ciascuna mattina prima dello spuntar del sole, usando l’avvertenza di ammonticchiarsi le immondezze al lato delle rispettive abitazioni, e di separarne tutt’i frantumi di cristallo, o di vetro che si troveranno, riponendoli in un cumulo a parte”. Concludendo che “Dovranno recarsi ne’ locali a Santa Maria in Portico, dove per comodo pubblico trovasi tutto ciò che necessita” ed inoltre il divieto “di gettare dai balconi materiali di qualsiasi natura”. Da quello che c’è scritto si deduce che esisteva un senso di rispetto per l’ambiente e il decoro cittadino, infatti la popolazione era obbligata ad effettuare la raccolta delle varie tipologie delle immondizie, in particolare quella del vetro. A quel tempo ci si poneva il problema della salvaguardia dell’igiene, con importanti provvedimenti sull’accumulo dei rifiuti da inglobare in un’unica discarica. Anche il grande poeta e scrittore Goethe nel 1787, durante il suo viaggio in Italia, rimase impressionato e meravigliato per il riciclo degli alimenti in eccesso che si attuava tra la zona di Napoli e le campagne circostanti, oggi al centro di scandali, si tratta infatti della cosiddetta “Terra dei Fuochi”. Più di due secoli fa, quindi, una legge borbonica aveva risolto il problema dei rifiuti che oggi affligge Napoli, ma anche Palermo, oltre ad essere sicuramente una problematica nazionale che investe e coinvolge troppi interessi finanziari legati all’attività criminale