La chirurgia neonatale dell’800
Sul Giornale Officiale di Palermo del 19 aprile 1830, si apprende che meritava ampio spazio di diffusione un ardito intervento su una donna prossima a divenire madre, che presentava serie complicazioni durante il travaglio.
Il fatto era accaduto nel villaggio di Boccadifalco. Ninfa Pecorella, incinta per la nona volta, aveva avuto un notevole ritardo sul periodo previsto per il parto.
Si legge testualmente: ”Era scorso già un mese dopo il tempo ordinario, ed ancora non vedevansi in lei indizi di parto imminente: intanto quella infelice giunse a soffrir dei sintomi, che faceano conoscere vicina ed inevitabile la sua morte; ed al tempo stesso le si manifestò un tumore nella regione ombelicale”
Per l’intervento fu chiamato d’urgenza il dottor Luigi Salemi, a quanto pare, un chirurgo di chiara fama, che con solerte sollecitudine, e visto il caso disperato, intervenne tempestivamente con un taglio cesareo.
Viene descritta anche tutta la fase dell’intervento eseguito dall’eminente luminare, il quale, “fatta l’incisione rinvenne con sua sorpresa, vestigi di un corpo estraneo, e ne cavò, prima il braccio, ed indi tutte le membra di un feto guasto e corrotto, mancante solo di un piede che la paziente poco dopo cacciò fuori dal tratto vaginale. Si conobbe, che laceratosi l’utero per infiammazione sofferta, erasi quel feto rovesciato nel basso ventre: e che avea esso prodotto quel rigonfiamento morboso, dopo un mese circa di permanenza in quelle parti, nello stato di putrefazione.”
A quanto pare, l’operazione chirurgica era riuscita perfettamente, infatti la donna si era ripresa molto bene, dopo due mesi circa dal difficile intervento, eseguito nel mese di febbraio con i mezzi e i sistemi a disposizione a quel tempo.
L’articolo così continua: “La donna nel momento del taglio trovavasi negli estremi di sua vita; ma si ravvivò visibilmente appena fatta l’operazione. Da allora in poi, continuata con esattezza la cura dal Salemi, così per lo squarciamento dell’utero, che per i guasti prodotti nelle pareti del basso ventre, si avanzò a passi rapidi il miglioramento di lei; e trovasi oggi, nonché sottratta ad ogni pericolo, ma perfettamente guarita. Di questo fatto il dottore Salvatore Furnari diede rapporto all’Accademia Medica in una pubblica seduta , esponendo anche il pezzo patologico. L’Accademia ha applaudito a quel discorso; e quanto prima sarà pubblicato con le stampe”.
Il linguaggio usato per la descrizione dell’intervento, appare crudo e brutale, ed è un esempio di come venissero pubblicate le notizie su un giornale che circolava al tempo di Francesco I di Borbone nel Regno delle due Sicilie, in un clima di repressione, essendo vigente la monarchia assoluta.
Tuttavia la dovizia di particolari, presuppone un’attenta informazione sull’avvenimento trattato, che in questo caso riguarda un intervento chirurgico di notevole difficoltà.