La fenice è un uccello leggendario originario dell’Etiopia, legato al culto del Sole presso gli Egizi. Dall’Egitto il mito si sarebbe diffuso anche in Grecia con  Erodoto. Dopo di lui poeti, mitografi, astrologi e naturalisti lo descrivono come un’aquila di notevoli dimensioni dal piumaggio  con colori vistosi: rosso fuoco, blu chiaro, porpora e oro. Non tutti gli autori concordano sulla divisione di questi colori, ma condividono il fatto che fosse un uccello più bello del pavone.  La leggenda della Fenice concerne la morte e la rinascita. Essendo unico nella sua specie, non può riprodursi come gli altri. Quando sente arrivare la fine, raduna piante aromatiche, incenso, amomo, cannella,  formando un nido. Esistono due versioni tramandate dai mitografi. Una afferma che l’uccello appicca il fuoco realizzando un rogo profumato. Da quelle ceneri nasce una nuova Fenice. L’altra invece narra che la Fenice si distenda sul nido e impregnandolo del proprio seme, muore.  Erodoto (Storie II, 73) racconta che la Fenice volava ogni cinquecento anni dall’Arabia a Eliopoli nell’Egitto settentrionale,  per seppellirvi la salma della madre.  La leggenda resta ancora in qualche modo collegata al culto degli Egizi. Si  racconta che la Fenice deponeva il cadavere della madre contenuto in un tronco di mirra cavo, per deporlo sull’altare del Sole, dove veniva bruciato dai sacerdoti del dio. Sembra che essa giungesse in Egitto scortata da uno stormo di uccelli per tributarle onori.  Terminata la cerimonia ritornava in Etiopia dove viveva fino alla fine dei suoi giorni nutrendosi di perle di incenso. A Roma tale mito era già noto tra il II e il I secolo a. C. Durante il regno dell’imperatore Claudio, venne catturata una presunta Fenice in Egitto e portata a Roma, dove fu esposta, ma nessuno si curò di quell’insolito uccello. Gli astrologi hanno collegato la nascita di una Fenice con la “rivoluzione siderale” Anche artisti e scrittori cristiani come Lattanzio e Tertulliano, ne hanno adattato il mito a significare la la resurrezione alla vita eterna.

La ricetta qui proposta contiene anche la cannella ed è molto gustosa per chi ama il genere speziato.

Ingredienti per quattro persone:

Pasta corta come penne, garganelli, o simili g.270 circa

Cannella quanto basta secondo i gusti

Ricotta g. 350 circa

Tonno in scatola (g. 100-150)

2 scalogni o una cipolla piccola

Olio extravergine di oliva

Affettare sottilmente lo scalogno e lasciarlo appassire con l’olio in una padella dai bordi alti a fuoco lento. Quando la cipolla sarà  leggermente dorata, togliere il contenitore dal fuoco. Aggiungere il tonno sbriciolato, la ricotta e la cannella, in quantità che non superi un cucchiaino raso da caffè, se in polvere, o una piccola stecca tritata. Amalgamare il tutto. Versare la pasta con un poco di acqua di cottura per rendere più cremosa la salsa. Mescolare  fino ad ottenere una buona fusione di tutti gli ingredienti  e servire.

 

Your email address will not be published. Required fields are marked *



You may use these HTML tags and attributes: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>