Partito da Napoli, giunge a Palermo il 2 aprile del 1787, dopo una traversata di tre giorni, prima dell’avvistamento della costa siciliana. Lo sbarco avviene alla cala, l’albergo che li ospita è una locanda confortevole, con camere arieggiate ed eleganti. Uno degli interessi preminenti dello scrittore tedesco, è quello di avere notizie di Cagliostro, nato a Palermo con il nome di Giuseppe Balsamo. Prima di lasciare la città, Goethe ha modo di conoscere la famiglia del noto personaggio. Ecco come si svolsero i fatti riferiti direttamente dall’autore di “Viaggio in Italia”:

“Palermo, 13 e 14 aprile 1787

[…] Durante tutto il tempo della mia sosta, ho sentito parlare di Cagliostro, della sua origine e della sua sorte. Su una cosa i Palermitani concordavano e cioè che un certo Giuseppe Balsamo, nato nella loro città, fosse uomo che non godeva buona fama messo al bando per una serie di scelleratezze compiute[…]Nel corso di questi discorsi uno dei convenuti accennò al fatto che un uomo di legge di Palermo aveva preso il compito di chiarire alcune cose. Era stato incaricato dal ministero francese di fare indagini sulle origini di un uomo che di fronte alla Francia, e si può giustamente dichiararedi fronte a tutto il mondo, aveva avuto l’ardire di manifestare assurdità in un importante processo che aveva destato scandalo[…] Io manifestai la voglia di fare la conoscenza di questo uomo di legge che era tenuto in gran considerazione[…]La memoria che il gentile compilatore ci lesse e che mi consegnò per qualche giorno su mia richiesta, si basava sui certificati di battesimo, sui contratti di matrimonio e altri documenti legali[…] Quando nella ricostruzione della sua genealogia, trovai nominate tante persone, in particolare la madre e la sorella, risultanti ancora viventi, manifestai al relatore del memoriale, il desiderio di incontrarle[…]Io dovevo passare per un inglese e recare ai familiari notizie di Cagliostro che era stato liberato dalla Bastiglia e attualmente dimorava a Londra[…]

All’ora stabilita-circa le tre del pomeriggio-ci mettemmo in cammino. La casa si trovava all’angolo di una piccola strada non lontano dalla via principale, denominata Cassaro[…]”

L’interesse per Cagliostro è molto evidente. Goethe ebbe modo di conoscere il giurista che si era occupato di ricostruire le origini genealogiche di un personaggio che destava un’indubbia curiosità per tutte le strane e intricate vicende in cui era stato coinvolto, e in modo eclatante nel famoso scandalo della “collana” della regina Maria Antonietta, moglie di Luigi XVI. Per questo motivo il giurista Antonio Vivona era stato incaricato dal governo francese di indagare su Cagliostro, imputato con il cardinale di Rohan, suo amico, tra l’altro, nel processo che era in corso per l’affare della collana, dal quale poi era stato dichiarato innocente, ma espulso egualmente dalla Francia subito dopo la liberazione, in quanto in quel losco intrigo era stato coinvolto il nome dell’imperatrice. Goethe ha la possibilità di conoscere la madre e la sorella di Cagliostro, il cui vero nome era Giuseppe Balsamo (1743-1795). L’incontro avviene nella misera casa, in un vicolo nei pressi del quartiere dell’Albergheria, non lontana dal Cassaro (l’attuale via Vittorio Emanuele) dove vivevano in ristrettezze, ma dignitosamente, le due donne, entrambe vedove. Goethe le incontra sotto mentite spoglie: si spaccia infatti per un inglese che era al corrente di notizie sul congiunto. I familiari gli consegnano una lettera da far recapitare al latitante Balsamo-Cagliostro. Goethe pubblicherà la lettera in tedesco, e invierà il ricavato della pubblicazione alla famiglia Balsamo, senza palesare la provenienza del mittente. Egli fu il primo che iniziò un’inchiesta su Cagliostro, protagonista, tra l’altro, in una commedia, “Der Grosskopta”, rappresentata al teatro di Weimar, e pubblicata nel 1792, con l’appendice dell’albero genealogico del personaggio Giuseppe Balsamo-Cagliostro.

La conoscenza della sua famiglia suscita in Goethe un vivo interesse per le tristi condizioni in cui erano costretti a vivere la madre, la sorella e i nipoti del noto personaggio. Egli ritorna nella loro casa ben due volte e si ferma a conversare con loro a lungo, desideroso di sapere quanto più possibile di un uomo che godeva di una fama così controversa e misteriosa in tutta Europa. Tutta la vicenda in sé commuove e scuote l’animo dello scrittore, lasciandogli un forte senso di naturale meraviglia. Così commenta il suo stupore: “Vi lascio immaginare l’impressione che mi aveva fatto questa povera famiglia buona e pia. La mia curiosità era ormai soddisfatta, ma il loro modo di comportarsi così semplice e buono, aveva destato in me una forte emozione sempre in aumento nelle mie considerazioni personali”

I familiari si lamentano con l’illustre visitatore, dichiarando che il loro congiunto, pur essendo famoso e ricco, abbia rinnegato le sue origini e i suoi parenti, facendo credere di essere di nobile casato e non appartenente ad un umile famiglia palermitana. Lo accusano di averli abbandonati e di non essersi più fatto vivo. Non si coglie tuttavia nelle loro parole rancore e odio, ma solo un senso di profondo scoramento e tristezza. E’ proprio questo spirito di rassegnazione e rimpianto che induce Goethe a consolare e a rassicurare tutti quanti che il loro congiunto sta bene e non li ha dimenticati. Così descrive il momento in cui lascia non senza commozione la casa dei parenti di Cagliostro, soffermandosi in particolare sulle parole della madre: “Quando capì che stavo per andare via, si alzò e mi consegnò la lettera ripiegata ‘Dica a mio figlio-cominciò a dire con commozione-quanto mi abbia reso felice quello che mi ha detto di lui!, Gli dica che lo stringo al cuore’ – a questo punto alzò le braccia e se le portò al petto-‘gli dica che tutti i giorni prego Dio e la Santa Vergine, che faccio le mie benedizioni a lui e a sua moglie, che vorrei rivederlo almeno una volta, prima di morire, con questi occhi che hanno pianto tanto per lui’ La grazia della lingua italiana era avvantaggiata dalla scelta delle parole, accompagnate dai gesti vivaci, che conferiscono alle espressioni verbali un forte fascino in quella nazione. Mi accomiatai da loro con commozione. Tutti mi diedero la mano. I giovani mi seguirono fino sulle scale. Saltarono sul parapetto della finestra che si affacciava sulla strada dalla cucina, gridandomi dietro, salutando con la mano, ricordandomi di ritornare […]”

Fu questo l’incontro di Goethe con i familiari di uno dei personaggi più controversi e chiacchierati del tempo, ancora oggi considerato una leggenda: Giuseppe Balsamo, noto come il conte Cagliostro

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