Nel lontano 1861 esistevano già i primi asili nido qui a Palermo. Si trattava, a quanto pare, di centri di accoglienza per i bambini poveri o orfani, che avevano bisogno di assistenza. L’iniziativa era stata promossa da parte di associazioni religiose, e finanziato dalle signore palermitane appartenenti ai ceti sociali benestanti, sia dell’aristocrazia che della borghesia abbiente.

L’articolo pubblicato sul Giornale di Sicilia dell’epoca, che allora si chiamava Giornale Officiale, racconta la cronaca mondana di una cerimonia tenuta in occasione di una serata di beneficenza a favore degli asili per l’assistenza all’infanzia abbandonata o appartenente alle classi più povere. Scrive il cronista del tempo: “Due nobili istituzioni, figlie del nostro risorgimento, riscuotono l’ammirazione dei forestieri che qui giungono e il quotidiano plauso di tutti i palermitani . Dopo la Guardia Nazionale, Palermo ha preso a cuore gli asili infantili che nati ieri, ma iniziati sotto i migliori auspici, progrediscono alacremente per l’operosità del sacerdote Lombardo e nel santo amore che dimostrano le Sorelle ai figli della miseria e della sventura. Le signore palermitane cominciarono e proseguirono con fervore a tutelare così bella istituzione. Il concorso delle classi agiate per sì nobile causa, è di tale incremento ai nascenti asili, che noi ce ne auguriamo gran bene. La libertà ingenera la civiltà, e questa la santa emulazione ad ogni civile progresso. Ieri sera ebbe luogo nel già Collegio Massimo degli ex Padri Gesuiti, una grande accademia vocale e strumentale a beneficio degli asili, promossa e con l’intervento delle nobili signore della nostra città. Nella gran sala, che servì da refettorio, che contiene circa mille persone, fu improvvisato un palchetto per gli artisti e i dilettanti. Questo poteva definirsi una vera cesta di fiori dove olezzavano risplendenti di gioventù e di grazia una trentina di belle filarmoniche appartenenti alle nostre cospicue famiglie. Dopo una sinfonia a piena orchestra, il nostro poeta Eliodoro Lombardi declamava due suoi canti. Rimarchevole per elevatezza di immagini, per peregrini concetti, per concilianti esortazioni, fu l’invocazione della regina delle lagune sulla vetta dell’Etna. Quest’inno caldo di vero amore per l’Italia, riscuoteva spontanei ed universali applausi. Indi venne eseguito per la prima volta, l’oratorio del maestro Natale Bertini, ‘Le sette parole’. Gli artisti del teatro Bellini, con cui i nostri dilettanti presero parte, intercalando bei cori, ai duetti e terzetti cantati dai primi, contribuivano grandemente a rendere splendido il musicale trattenimento. La scelta e numerosa adunanza plaudì a varie riprese al maestro, ai filarmonici, agli artisti che tutti graziosamente si prestarono a tal opera, di cui scopo erano la patria carità e il civile progresso. Del coro finale, eseguito da tutte le signore e da tutti i signori dilettanti, fu richiesta la replica”

Oltre all’articolo, nella stessa pagina si nota un annuncio che fa riferimento alle quote da versare a favore degli asili d’infanzia. C’è scritto: “Tutti coloro che han firmato le sottoscrizioni a beneficio degli asili infantili, sono pregati di versare le somme per le quali sono obbligati, in una delle seguenti farmacie: Campisi, Strazzeri, Monteforte, Rugolo ed Artibali, o nel negozio dei fratelli Pedone Lauriel a Toledo, altrimenti la contabile delle Pie Sorelle, sarà costretta a mandare alle loro abitazioni un esattore”.

Era dunque un obbligo vero e proprio quello di versare le somme per il mantenimento degli asili. Il controllo era esercitato dal solerte sacerdote Lombardo, che, a quanto pare, era severissimo per la riscossione del contributo dovuto dai donatori che si erano impegnati.

Non mancava comunque il tempo e la voglia di organizzare dei simpatici intrattenimenti, ai quali la gente poteva partecipare per assistere a spettacoli, concerti, con il coinvolgimento di orchestre accreditate, artisti del teatro Bellini, a favore dell’infanzia abbandonata. Il tutto condito con un tocco di sano e doveroso patriottismo, essendosi da poco proclamato il Regno d’Italia.

Un modo senz’altro gradevole per distrarsi e fare contemporaneamente beneficenza.

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