L’arrivo di Giacomo Puccini a Catania
L’arrivo di Giacomo Puccini in Sicilia e a Palermo in particolare, è ricordato dal Giornale di Sicilia in un articolo che fu pubblicato nel 1894.
Si legge testualmente:
“Ier sera col diretto da Catania è giunto a Palermo il maestro Giacomo Puccini, l’applaudito autore della Manon Lescaut.
Egli erasi recato a Catania con Giovanni Verga, per fare degli studi di colore locale, che gli serviranno per la sua nuova opera, La Lupa, di cui il Verga è il librettista insieme al De Roberto.
Come è noto, il soggetto di questo spartito è tratto da una novella dello stesso Verga , il quale già ne ha fatto anche un dramma che sarà rappresentato quanto prima al Gerbino di Torino, dalla compagnia di cui fa parte Ermete Zacconi.
Sulla nuova opera di Puccini si fanno le più liete previsioni, avuto riguardo al noto valore del maestro e al genere caratteristico del soggetto.
Il Puccini oggi è ripartito per Napoli e Livorno, per dare l’ultima mano al suo lavoro.
La lupa sarà data sulle scene prima della Boheme, che è l’altra opera cui attende l’egregio maestro.”
Questa testimonianza è molto significativa perché si fa riferimento ad un progetto che Verga, Puccini e De Roberto avevano cercato di realizza re, appunto l’opera La Lupa.
Con lo scrittore Federico De Roberto, autore del romanzo i Viceré, Verga scrisse il libretto della Lupa. L’accordo con Puccini era stato preso fin dal 1891. Il grande musicista doveva comporre le musiche per un soggetto molto particolare ed insolito, ispirato esclusivamente alla figura di una donna avida e sensuale. Nell’estate del 1894, poco dopo la pubblicazione di questo articolo sul Giornale di Sicilia, che dava per certa la collaborazione dei due grandi artisti, il letterato Verga, e il compositore Puccini, quest’ultimo rinunciò al progetto, dedicandosi completamente alla Boheme, presentata per la prima volta al teatro Regio di Torino nel 1896. La musica per l’opera scritta dal Verga fu poi composta da Pierantonio Tasca, e allestita a Noto, patria dello stesso Tasca, nel 1933.
C’è infine da sottolineare che il dramma verghiano doveva essere rappresentato da Zacconi, che fu uno degli ultimi grandi protagonisti ed interpreti teatrali di quella corrente del naturalismo ottocentesco.