La mitologia siciliana

La nascita del mito in Sicilia è sicuramente da ricercare già nel Paleolitico. I famosi graffiti della grotta dell’Addaura sul monte Pellegrino a Palermo, rappresentanti una complessa scena di animali e figure umane, che riconducono ad un episodio di caccia,  forse collegato a rituali magici, ne sono un esempio emblematico. In questa rappresentazione così arcaica, sono già presenti elementi religiosi. Il Neolitico, con la civiltà di Stentinello (villaggio vicino a Siracusa), presenta caratteri nuovi, sia per influssi orientali, sia perché le genti si dedicano all’allevamento e alla navigazione. L’epoca è da collocare tra la fine del V e l’inizio del IV millennio a. C. In questo periodo, caratterizzato da ceramica impressa a crudo, si diffonde il simbolo dell’occhio anche stilizzato, forse in riferimento a culti solari. Una svolta molto importante è la pratica dell’agricoltura che segna un momento fondamentale nelle comunità preistoriche. Il culto della Madre Terra, è uno dei più antichi, comune a tutte le civiltà mediterranee. Secondo la tradizione delle fonti storiche (Tucidide, Diodoro Siculo, Dionigi di Alicarnasso) in Sicilia, prima dell’arrivo dei Greci, erano presenti gli Elimi, nella parte occidentale, i Sicani, al centro e a sud-ovest, i Siculi ad Oriente, arrivati successivamente. I dati archeologici sembrano confermare in linea generale, quanto testimoniato dalle fonti letterarie. Bisogna dunque tenere presente l’elemento indigeno nell’elaborazione dei miti, così come appaiono tramandati dai Greci; è difficile, infatti, risalire a tradizioni mitiche pregreche presenti nell’isola. E’ opportuno tuttavia formulare alcune considerazioni fondamentali: il sostrato mediterraneo è comune, quindi molti miti e culti trovano corrispondenza tra Greci colonizzatori e indigeni, come ad esempio la presenza della Madre Terra; i Greci indoeuropei, portano concezioni di tipo patriarcale, rispetto a quelle matriarcali presenti in Sicilia e nell’area mediterranea prima dell’arrivo degli Indoeuropei (XI sec. A.C.); per i miti siciliani, così come si presentano nell’elaborazione finale, si deve tenere conto di vari influssi: mediterranei più antichi, elimi e sicani, fenicio-punici, egeo-cretesi, micenei, della Grecia classica e postclassica, protolatini e latini, italici, come per i Mamertini, ed infine romani. In questo contesto si sviluppano tutti i miti siciliani, e a parte gli elementi più vistosi del periodo greco e romano, ben documentati, non è facile ricostruire la genesi di ogni singolo mito. Vi sono delle coincidenze cronologiche nelle invasioni degli Achei e dei primi Latini, così come successivamente dei Dori e degli Italici. La colonizzazione greca in Sicilia comincia in maniera costante a partire dall’VIII secolo a.C., ma è chiaro che il contatto con il mondo minoico, miceneo e greco era già iniziato molto prima, attraverso intensi scambi commerciali e culturali. I Calcidesi fondarono Naxos, Lentini, Imera e Zancle, i Dori provenienti da Corinto giunsero ad Ortigia e qui impiantarono il primo nucleo abitativo di Siracusa, i Rodio-Cretesi arrivarono a Gela ed Agrigento, i Megaresi a Megera Iblea e Selinunte. Il patrimonio culturale e religioso delle genti greche, presenta un panorama vasto e complesso nelle sue varie componenti. Per alcuni miti è più agevole risalire ad elementi originari che ne hanno determinato la struttura definitiva, per altri si possono solo formulare supposizioni più o meno accreditate. All’origine stessa della mitologia siciliana, esiste uno stretto legame con la natura dell’isola e le sue manifestazioni fenomeniche. Così, come detto, la Terra assume il ruolo stesso di Madre fecondatrice nei cicli naturali delle stagioni, considerando il clima mite e il territorio fertile; il vulcano Etna, che erutta lava e fuoco, ha influenzato fortemente le credenze religiose, così pure la presenza del mare, dei fiumi e di acque termali, nonchè di boschi, montagne, caverne. Tra i miti più antichi e di rilevante importanza bisogna ricordare quello di Cocalo, Dedalo e Minosse, dell’eroe Eracle, di Demetra e Core, dei Palici. Alcuni miti siciliani risalgono a periodi più tardi, in particolare all’epoca medievale. Di questi fa parte la leggenda di Colapesce. Sotto l’influsso culturale di popolazioni straniere che si sono succedute in Sicilia per secoli, provenienti anche dall’Europa settentrionale, come la Gran Bretagna, sono nati miti legati alla saga di re Artù e dei suoi paladini, nonchè la leggenda della fata Morgana. Gli autori classici che si sono occupati di mitologia siciliana sono molti. Tra i più antichi bisogna ricordare Omero ed Esiodo, poi lo storico di Agira Diodoro Siculo, la cui opera è fondamentale per la conoscenza della storia dell’isola. Ed ancora Tucidide, Strabone, Polibio, Pausania, Plutarco, Teocrito, Ovidio, Virgilio, Pindaro, Plinio, Cicerone, che nelle Verrine traccia una fedele descrizione di usanze, tradizioni e culti nelle città dell’isola. Le principali opere sulla Sicilia antica, che comprendono anche notizie sulla mitologia sono quelle di Adolf Holm, Storia della Sicilia nell’antichità (Torino 1896-1901) e di Edward Augustus Freeman, The history of Sicily from the earliest times (Oxford 1891-1894). Agli inizi del XX secolo, segna una svolta fondamentale nello studio completo ed esauriente sulla mitologia siciliana, l’opera di Emanuele Ciaceri, Culti e miti nella storia della Sicilia antica (Catania 1911), ancora oggi valida per la grande quantità di notizie e di indagini storico-religiose. Di grande rilevanza Arte e civiltà della Sicilia antica (Voll I-IV, Città di Castello 1935) di Biagio Pace, con analisi e testimonianze archeologiche. Illuminante per molti aspetti dei culti indigeni ellenizzati è il libro di Eugenio Manni, Sicilia pagana (Palermo 1963).

I miti antichi esercitano un fascino indiscutibile, nonostante non siano diffusi e quindi poco conosciuti. Parlare di mitologia significa raccontare e scoprire i misteri delle antiche civiltà. La scrittura rappresenta per l’uomo il modo più comune di comunicare. In assenza di essa, restano i simboli incisi o dipinti, i resti archeologici, le rappresentazioni iconografiche dei nostri antenati. Attraverso i miti si può tentare di ricostruire anche la storia, là dove non esistono fonti scritte. Spesso, se non sempre, dietro un mito, si nascondono verità storiche, camuffate, che bisogna leggere e interpretare tra le righe.

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